Lettore, si può sognare ad occhi aperti? O può un uomo vedere a occhi chiusi? Prima che tu dica di no, tieni bene a mente che l’uomo è l’ombra del suo artefice e che la vita è un sogno. Riguardo all’ultima parte della discussione, la risposta potrebbe essere enfaticamente: No! Allora lasciami sognare ciò che ho visto.
Così David F. Dorr, un americano in viaggio per l’Europa, il Nordafrica e il Levante, introduce la pagina del diario dedicata a una serata parigina. Il suo tragitto non si discosta di molto da quello di altri privilegiati connazionali a pochi anni dalla guerra di secessione americana. Come si potrebbe intuire dalla citazione Shakespeariana lo stile è sottilmente ironico e alcune deviazioni dal tragitto classico testimoniano una curiosità verso elementi inaspettati. Perché visitare il centro storico di Bruxelles quando si può costringere la guida ad andare controvoglia a Waterloo dove ascoltare la storia della battaglia direttamente sul campo? O accontentarsi delle attrazioni di Bologna senza andare alla ricerca di una fabbrica di mortadelle? Assistendo a una parata reale, il viaggiatore riesce perfino a farsi trovare distratto quando un vicino gli suggerisce che la regina Victoria sarebbe un ottimo soggetto per il suo diario e l’autore risponde candidamente – quale soggetto?-. Pur non essendo del tutto immune dagli esotismi dell’epoca lo scritto di Dorr spicca per una acutezza sottile per nulla scontata.
Altri dettagli differenziano questo diario da gran parte del filone della Letteratura di Viaggio. In particolare alcuni passaggi. Dalla prima tappa in Regno Unito quando, nella descrizione del padiglione americano presso l’esposizione internazionale, si accenna a un uomo della Carolina del Sud che aveva rinunciato a esporre sei possenti schiavi solo per la paura che cogliessero l’occasione per scappare. Questa attenzione si trasforma in riflessioni sull’uguaglianza, sull’importanza di uomini neri nel passato (che siano San Zeno patrono di Verona o gli antichi egizi) oltre che sulla disinvoltura con cui un gentiluomo afroamericano porge la mano al sultano ottomano. Un ultimo dettaglio poi fa di questo libro ripubblicato da Ibis l’anno scorso una lettura unica; si tratta di per sé di una sorta di rivincita letteraria, un ribaltamento sociale simile all’esortazione che apre questo post: ‘lasciami sognare ciò che ho visto’. David F. Dorr era di fatto uno schiavo nero istruito, che ha accompagnato il suo padrone in giro per l’Europa redigendo il diario in cambio della promessa di ottenere la libertà al ritorno in America. Un uomo di colore in viaggio attorno al mondo è il modo in cui Dorr è riuscito ad afferrare il viaggio e ad appropriarsene, facendo sparire la figura del padrone dalle pagine del racconto.