Se tutti i giorni fossero domeniche forse non sarebbero sempre silenziose e grigie come cantava qualcuno, almeno non a Roma, stando alle fotografie di un progetto portato avanti per poco più di cinque domeniche da Simona Pampallona e Ylenia Sina. Ogni domenica di Roma è stata raccontata tramite un resoconto fotografato e scritto riguardante il modo in cui alcune comunità straniere locali trascorrono questo giorno della settimana. Il progetto sembrerebbe essersi concluso nel dicembre dell’anno scorso, ma un blog dedicato all’iniziativa è ancora visibile online.

Photo credits Simona Pampallona

Photo credits Simona Pampallona

I reportage si svolgono in una terra di passaggio tra la periferia Est, la stazione degli autobus e il capolinea della metropolitana che nei fine settimana diventa ritrovo di connazionali rumeni, i due campetti in cima al colle che ospitano partite di futebol e boli sudamericano, gli spiazzi esterni allo stadio Flaminio dove si festeggia l’indipendenza filippina, una chiesa dove si celebra la messa etiope, un circolo comunista di Tor Pignattara dove i bambini nati in Italia invece dell’italiano imparano il bengalese. La narrazione si muove tra un piano giornalistico e informativo ed uno più personale, centrato sulla testimonianza degli stessi partecipanti. Incuriosisce il fatto che questo taglio potrebbe essere applicato ad altre domeniche di altre città. Prendendo in considerazione un lasso di tempo più lungo il racconto potrebbe essere realizzato, anche visivamente, direttamente dalle persone coinvolte. Le foto sono notevoli e l’idea di fondo restituisce un senso di ritualità domenicale e di convivialità, abitudini che sembrano susseguirsi puntualmente ogni fine settimana in compagnia fino alla solennità spirituale della liturgia, passando per ritrovi legati a festeggiamenti nazionali e divertimenti secolari.

Photo credits Simona Pampallona

Un aspetto che può essere difficilmente reso dalla forma del reportage è il fatto che le domeniche raccontate sono accompagnate spesso da una musica, che sia il gruppo rumeno sparato per ballare o la messa cantata. Provando a partire dagli indizi lasciati da Simona Pampallona e Ylenia Sina, i suoni delle domeniche di Roma potrebbero assomigliare a quelli qui di seguito.

Noroc, significa ‘buona fortuna’ in rumeno, ed è un gruppo moldavo nominato da Maria nel reportage su Anagnina. Divenuto popolare in URSS dopo l’esordio nel 1968 fu bandito negli anni Settanta continuando a fare musica sotto altri nomi. Lo stile è pop vagamente psichedelico. Non è specificato quale canzoni in particolare abbiano animato il piazzale nella periferia romana, ma la storia avvincente dei Noroc può essere letta qui.

A Colle Oppio, Francisco, boliviano, dice di venire da Potosì. La città andina è considerata “la patria del Tinku che oggi è un tradizionale ballo locale ma in tempi antichissimi era un vero e proprio rituale durante il quale duellavano in onore della madre terra due comunità rivali”. Le varie rielaborazioni di questo genere tendono dal folklore andino accompagnato da balli di gruppo fino alla rielaborazione in chiave techno spinta.

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Durante la celebrazione dell’indipendenza filippina dalla Spagna scopriamo che vengono organizzate anche danze di gruppo, canti tradizionali e balli moderni per festeggiare e divertirsi in prossimità della statua di Jose Protacio Rizal in piazza Ankara. L’evento organizzato impeccabilmente prevede anche la presenza di cameraman, i girati caricati su youtube rendono l’idea delle attività musicali della kermesse che nel 2013 ha ospitato anche l’attore e pop star Jericho Rosales.

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I fedeli etiopi sparsi per il mondo a cui mancano le litanie della liturgia ortodossa possono trovarne alcune registrazioni come la parte qui di seguito (arrivano a 11), corredate da slide show di raffigurazioni religiose e foto della madrepatria.

Infine, per non dimenticarsi la propria lingua madre gli alunni della scuola domenicale di bengalese devono fare i conti con il lato più difficile, la scrittura. Probabilmente ci sono video utili per padroneggiare l’alfabeto dato che filastrocche e poesie imparate a memoria ricorrono nei metodi di insegnamento di varie lingue, però l’accostamento tra il tono di voce dell’insegnante e il sottofondo musicale di questo video esplicativo valevano una menzione.

Il progetto mi ricorda domeniche intraviste in giro per l’Italia, a Firenze la gente che fa jogging da un lato del parco delle Cascine e dall’altro picnic, partite di pallavolo e calcetto con chicha peruana in sottofondo. A Brescia le signore che si ritrovano ai giardini Falcone, intente a badare solo alle chiacchere con le amiche nell’unico giorno libero mentre generazioni più giovani si danno allo struscio sotto alle palme finte del vicino centro commerciale. A Milano al parco Martesana tra i gruppetti seduti all’ombra degli alberi c’è chi porta qualche sdraio, chi organizza giochi di gruppo indossando magliette di qualche associazione, mentre il tendone con una scritta inneggiante a Gesù e alla verità è quasi deserto. O a qualche domenica passata per metà a smaltire i cocktail del Love.