A volte mi capita di immaginare come potrebbe essere se venissero organizzati nuovamente i Giochi Senza Frontiere. Oggi la squadra greca leverebbe la gommapiuma di qualche oggetto scenico per darle di santa ragione alla Germania? Chi sarebbero i componenti della squadra italiana calati da Renzi? Qualcuno se la sentirebbe mai di giocare il jolly per l’Irlanda ed il Portogallo? I telecronisti (Maria Teresa Ruta verrebbe riesumata per l’occasione) ignorerebbero palesemente la presenza della squadra romena? Quali sperdute località degli stati membri figurerebbero negli stacchetti documentaristici trasmessi tra le manche? Non sarebbe il caso di smetterla di limitarsi ai soli paesi della UE? Chi sono tutte quelle persone esauste e mal vestite che si trascinano a piedi tra un set e l’altro?
Ho ripensato a questa fantasia dopo aver visto il nuovo video Borders di M.I.A. e la sua versione estetizzata delle frontiere di Ceuta e Melilla.
Sovrapponendo all’immagine precedente l’attuale ‘emergenza migranti’, lo scenario dei nuovi Giochi Senza Frontiere si complica ancora di più. A una ventina d’anni dall’edizione originale le frontiere ci sono eccome, anche se si dimostrano spesso solide come le scenografie di polistirolo, e quella Unione che andava formandosi nell’immaginario televisivo degli anni Novanta cerca disperatamente di palesarsi come la Fortezza Europa.
Non so se il video di M.I.A. stia sfruttando o meno le vicende drammatiche in atto né penso che debba necessariamente rispecchiare fedelmente la situazione in corso. La sua storia personale, che comprende lo status di rifugiata e l’espatrio, le conferisce un punto di vista sensibile alla questione delle frontiere, ma è anche vero che non bisogna cedere alla tentazione di omologare contesti diversi come la guerra civile in Sri Lanka e il conflitto in Siria.
Il punto è che ogni tanto bisogna ricordarsi che il medium è il messaggio e il video di una canzone pop, per quanto impegnata, rimane un videoclip.