Il 17 agosto è morto Gualtiero Iacopetti.
Quando ho appreso la notizia stavo lavorando a un progetto video con Invernomuto per una grande azienda italiana. Un lavoro sugli archivi storici. Da lì abbiamo estratto un piccolo frammento, che per qualche ragione riverbera il mondo cane di Iacopetti. Eccolo:

L’occasione è buona per condividere un altro video rubato al Royal Museum for Central Africa di Bruxelles, l’autunno scorso, in occasione della mostra Indépendance! Congolese tell their Stories of 50 Years of Independence. Il video mostra una parata realizzata a Kinshasa in occasione dell’indipendenza del Congo dal dominio belga, ottenuta il 30 giugno del 1960.


Chiudo provando a immaginarmi un parallelo sonoro dell’immaginario bieco di Iacopetti e dei mondo movies in genere. Non è un caso che alcune linee subculturali degli ultimi vent’anni hanno spesso attinto lì, in quel magma di sangue rarefatto, spesso simulato, spesso reale, spesso irriconoscibile. Lo stesso giorno della morte di Iacopetti, mi hanno regalato Cut Hands di William Bennet, l’ultimo progetto di un pezzo di Whitehouse, già autore della serie Extreme Music from Africa. Se la soundtrack di Riz Ortolani per Mondo Cane vive intaccata alle sue immagini – addirittura le scavalca in certi passaggi – Bennet punta il suo lungo sguardo ai medesimi territori e li immagina, trasformandoli, probabilmente stereotipandoli. Ma lo fa applicando le stesse azioni di bricolage. Includo due pezzi e un estratto dal suo testo per le liner notes del disco.

How good are you at not noticing light? You can forget about it. Now, a person’s usually more worried that they can’t nor won’t say no. See, the way I see it, it’s not so much how you get into trance, but how the fuck you stay out of it. Like when you wake up at night wondering whether you’re awake. It’s enduring anxiety even without the nightmare. Especially in a mask, real or otherwise. (…) William Bennett, 2011