Non voglio utilizzare questo blog come un’agenda, ma Venerdì 27 Gennaio alle 22.00 presento la tape realizzata con Dj /Rupture e Maga Bo al Fanfulla, Roma; metterò i dischi con Iron Bunda.
La cassetta sarà in vendita, ed è sempre in vendita online.Qui l’evento facebook con le coordinate, e qui l’evento su Zero, giornale con cui collaboro e per cui recentemente ho scritto due articoli, rispettivamente per Afrikan Boy (che suonerà sempre il 27, ma al Dude, Milano) e James Ferraro, che copio di seguito.

Palm Wine è un blog su cui si trova buona musica: contaminata, ballabile, attuale. Non il diario di qualche musicologo canuto e incallito alla ricerca dello spartito perduto, ma uno sguardo al di là dell’occidente sonoro assoluto, nell’onesta e giusta convinzione che un pezzo di Spoek Mathambo faccia ballare come poche cose al mondo. Palm Wine è anche un dj che stasera ci proporrà una selezione delle sue peregrinazioni musicali e, accompagnato da Iron Bunda, festeggerà l’uscita di una cassetta con registrazioni dei Master Musicians of Joujouka – una formazione sufi trance del Marocco – e un mix a firma Dj /rupture e Maga Bo. Dance floor intercontinentali. di Tony Davèro

Amo l’imprevedibilità di Afrikan Boy. Inutile dire che uno dei pezzi più sbilenchi e intriganti di M.I.A. è “Hussel”, su cui l’allora diciassettenne Olushola Ajose rappava in creolo “I rep Africa not Miami”. Nonostante sia cresciuto a Woolwich, Londra, è distante dai canoni del grime o uk bass; prima spalleggia l’hip hop crudo, poi se ne esce con una hit solare e strampalata come “Lagos Town” – in cui fa bricolage di codici e stereotipi musicali dialogando più con Kate Perry e Snoop Dogg che non con Wiley e compagnia. Poi ancora con “Know About Me”, il cui clip video mostra la Grecia come il luogo più esotico mai visto. Mi piace Afrikan Boy, mi piace anche perché si veste da supereroe e plana sul Niger. Venerdi 27/01/2012, Dude Club, Milano

Vi ricordate le Hundebiss Nights nell’east end milanese? Ferraro passò di là, accompagnato dagli Skaters, era il 2009. Ai tempi il suono era un impasto appiccicoso, in cui le memorie adolescenziali di tutti noi facilmente riaffioravano; hypnagogic pop, dicevano in UK. Ricordate? Ora Ferraro ha vinto le classifiche di tutti i rewind 2011 degni di nota, si è scablato completamente e ha pubblicato “Far Side Virtual”, un’opera concettuale che racconta il nostro soundscape meglio di qualunque altro commento possibile. ‘We are digital we are one’. Sabato 04/02/2012, O’ Artoteca, Milano