Da qualche mese si aggira un nuovo suono che vaga nell’etere con il nome di Gqom. Nella realtà si manifesta però soltanto a Durban, Sudafrica, nei laptop di alcune crew di giovanissimi producer. È un suono cupo, autogeneratosi dal kwaito e da una scarnissima messa a punto della house made in SA. Il Gqom è già esploso nei dancefloor europei, molti – soprattutto di area UK (il piglio ritmico, del resto, rientrerebbe appieno in quel continuum) – e qualcuno ha già tirato le somme della sua controversa diffusione, vedi in particolare Trafficking Gqom to Europe di Lloyd Gedye.

Cospirazionismi a parte, il Gqom è approdato anche in Italia, intercettato da un dj e producer di area romana: Nan Kolè, che ha da poco fondato una label interamente dedicata a questo genere. Lo abbiamo contattato, intervistato e abbiamo cercato di capirne qualcosa di più. Il consiglio è pigiare play sull’ottimo Ep da poco pubblicato da Gqom Oh! – questo l’appellativo della label – prima della lettura.

Palm Wine: Puoi raccontarci chi sei e il tuo background?

Nan Kolè: Mi chiamo Francesco, aka Kolè e i ragazzi della mia label mi chiamano Malumz che in Zulu vuol dire “Zio” data la differenza di età tra me e loro. Sono un dj e producer nato e cresciuto a Roma, Italia. In passato producevo con il moniker Cukiman, ma dopo un viaggio in Liberia ho deciso di cambiare il mio nome in Nan Kolè, che significa “uomo luminoso” in lingua Kpelle; lì mi chiamano così.

Sono cresciuto cibandomi di hip hop e techno. Roma ha iniziato a conoscermi con il progetto PepeSoup e la label Soupu Music. Sono resident dj nel roster di Afrodisia. Da molti anni mischio cultura e musica africana con la mia identità di italiano. Recentemente, con l’aiuto di Lerato Phiri, ho avviato la label Gqom Oh!, finalizzata alla diffusione di un genere chiamato Gqom, una nuova sonorità sviluppata a Durban, Sudafrica.

PW: Puoi descrivere le caratteristiche basilari del suono Gqom? Quando e come ne hai sentito parlare per la prima volta?

NK: Come dice Lago Soul della crew Mafia Boyz, un producer di Gqom: “Gqom iz da sounds u get when u drop a rock on tiles” (“Gqom è il rumore di una rocca che cade su una piastrella”). La parola ‘Gqom’ descrive foneticamente il ritmo e il suono caratteristico di questo genere. La giusta pronuncia non è facile per noi europei, è un suono gutturale tipico della lingua Xhosa e Zulu. Si pronuncia così:

Gqom è il suono della rivolta e dell’apocalisse, ogni volta che l’ascolto sento il suono della travagliata storia del Sudafrica. È nato nelle township e principalmente per mano delle giovani e giovanissime generazioni, dai quindici ai venticinque anni.

Una volta ho rivolto questa domanda a Epic Soul (DJ/producer parte di Forgotten Souls): “Qual’è la forza trainante della tua musica?” – la sua risposta fu: “Gqom sound is what i do whn I’m angry, tryng 2 express my feeling” (“Il suono Gqom esce quando sono incazzato, quando provo ad esprimere la mia sensibilità”).

Scoprii il Gqom tramite Facebook. Alcuni amici stavano già collaborando con artisti sudafricani. Una notte un amico era taggato in un link insieme all’hashtag #Gqom. L’ho cliccato e per tutta la notte ho continuato a scaricare e ascoltare tracce, fino alle cinque del mattino. Immediatamente mi trovai intrappolato in quel genere, unico e folle.

PW: Sei italiano, vivi in Italia, e hai deciso di fondare una label interamente dedicata a un genere musicale sudafricano. Perchè?

NK: Onestamente ho fondato la label qui semplicemente perchè sono momentaneamente basato in Italia. Il mio obiettivo è far si che questo suono contemporaneo possa raggiungere un pubblico più vasto. Credo se lo meriti.
Mentre contattavo gli artisti per la mia etichetta, mi sono reso conto di quanto faticoso sia per questi giovani artisti produrre musica. Un’amica di Soweto, Lerato Phiri, mi ha aiutato a farmi guadagnare la fiducia degli artisti che volevo coinvolgere nella label. Semplicemente non hanno molte possibilità, hanno bisogno di aiuto nella ricerca di date, in particolare in Europa. Sono consapevole che il mio paese può non essere il luogo ideale per lanciare una label come Gqom Oh!, per molte ragioni, ma è stata una spinta fuori controllo.

PW: Quali accordi economici proponi agli artisti sulla tua etichetta?

NK: Al momento delle percentuali sulle vendite digitali e fisiche anche se non è un grande business quello della vendita di musica; sono sicuro che stimolerà i ragazzi ed inizieranno a vedere una possibilità professionale nella produzione musicale.

PW: Sei mai stato a Durban?

NK: No ma sono in cantiere dei progetti in collaborazione con l’ambasciata sudafricana in Italia e quindi conto di andare molto presto.

PW: Sicuramente hai incrociato questo post pubblicato da The Con Mag. Il musicista e mc di Soweto Spoek Mathambo lo ha postato sul proprio profilo facebook commentando “Why should this bleeding-heart journalist dictate who gets to make/release or talk about music? Is he here to save us?” (“Perchè questo giornalista patetico si permette di decidere chi può produrre la nostra musica? È qui per salvarci?”). Ti va di commentare l’articolo?

NK: Si, ho visto quell’articolo, l’ha pubblicato Big Space, un amico sudafricano. In quanto dj/producer di Cape Town, anch’egli era molto sconcertato dal contenuto. Sono in contatto con Spoek via Twitter; siamo nello stesso gruppo di discussione. Il Gqom necessita di mantenere sua atmosfera locale, ma un giornalista non può decidere chi sta rubando da chi. La musica è arte e non deve essere nascosta dal mondo per essere reale.

La mia aspirazione è portare il Gqom Oh! in Europa. Voglio sostenere questi talenti e accompagnarne il lavoro. Ho la sensazione che la scena musicale di Durban sia sempre stata un po’ isolata. Un artista deve trasferirsi a Johannesburg per poter crescere e farsi conoscere. Ma per quanto mi riguarda la scena di musica elettronica più intrigante al momento è a Durban. Vivere nelle township non è facile. Voglio solo fornire una chance di crescita e apertura.

Cruel Boyz
PW: Il suono Gqom è dark, ossessivo e trainante. È il risultato di un’evoluzione musicale tutta sudafricana (Afro House e Kwaito) e legata in modo particolare ad alcune aree di Durban. Credi che queste sonorità possano essere accettate in maniera massiccia nei dancefloor europei? Per ‘massiccia’ intendo se pensi abbiano la possibilità di oltrepassare il confine dell’underground.

NK: Ancora non possiamo dirlo con certezza, ma credo che il 2016 possa essere essere l’anno del Gqom per una serie di motivi, primo tra i quali l’assoluto bisogno di novità nel mercato della musica elettronica e il gqom ha veramente qualcosa di unico e fresco. Il confine tra musica underground e mainstream a volte è molto sottile. Il dubstep inizialmente era un fenomeno underground ed è stato così per molti anni, ma è bastato pochissimo per farlo diventare mainstream e lo stesso sta succedendo con il grime. Tutti quanti sappiamo che il mainstream music business ha bisogno di vampirizzare musica dll’underground per poter trovare linfa vitale e nuova, succede da sempre, spero solamente che questa volta con il Gqom possa uscire qualche artista di Durban e non come al solito solamente idee ‘rubate’.

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